COPPA LAZIO CAVALLIIl Presidente Giuseppe Brunetti, presente alla Coppa Lazio 2016, ha commentato l'ultima manifestazione clou territoriale del suo mandato: "Quella del Cassia Equestrian Club si è confermata la sede ideale per ospitare la Coppa Lazio. Complice anche il tempo, l'edizione 2016 è stata archiviata come una splendida manifestazione. Bisogna riconoscere a Ferdinando Canonici di aver messo in piedi un comitato organizzatore eccellente.

Il fascino di questo evento è quello di mettere in campo squadre composte da giovani e da meno giovani, rispecchiando l'identità della famiglia equestre che vive all'interno dei circoli ippici. La vittoria del team di Raffaele Tagliamonte, con due figlie in squadra, è stata emozionante, anche perché è stato proprio lui, Raffaele, a entrare per ultimo sigillando il successo del suo circolo. Rivolgo i miei complimenti anche al Kappa, per il suo emozionante successo. Stefano Bellantonio, oltre ad essere un tecnico di alto livello, ha saputo rappresentare una figura trascinatrice per il suo centro, che da sempre porta all'agonismo allievi partendo dalla loro messa in sella. A ciò si aggiunga lo straordinario rispetto per l'eredità sportiva tramandata dai Fratelli D'Inzeo e da Adriano Capuzzo: uomini che hanno fatto grande l'Italia degli sport equestri inorgogliendo la nostra regione. I trofei a loro dedicati rappresentano una memoria che deve vivere nel tempo, attraverso le testimonianze dei nostri tecnici, un valore aggiunto all'equitazione delle nuove generazioni che non hanno avuto il privilegio di conoscerli".

Gioia, ma anche commozione nelle sue parole..

"Mi sono dedicato al Comitato Regionale per 8 anni. E l'ho fatto con passione. Senza dubbio questo evento l'ho vissuto quasi come un saluto al territorio. Un territorio che ha dimostrato spesso di non essere secondo a nessuno in quasi tutte le discipline giovanili. Il clima che ho respirato durante l'evento è stato, tra l'altro, di fattiva partecipazione all'attività politica da parte dei giovani. Segnale positivo che fa ben sperare nell'ottica di un sano movimento di idee e programmi. La partecipazione del territorio è essenziale per edificare un rinnovamento. Per questo, vedere le nuove generazioni interessarsi al futuro degli sport equestri è stato per me motivo di entusiasmo.
Questo comitato ha lavorato proprio in questa ottica, negli ultimi 8 anni: dare spazio ai giovani, affinché crescessero professionalmente anche come dirigenti, tecnici, consiglieri.
In merito alle prossime elezioni, auspico che i toni attualmente posti in essere all'insegna della buona educazione e della mentalità propositiva, continuino a prevalere rispetto alle tante passate campagne del fango, che possono solo nuocere al nostro movimento sportivo".

Lei ha ricoperto l'incarico di Presidente FISE Lazio, ma ha dedicato in tutto 37 anni allo sport come dirigente sportivo. Guardandosi indietro, come tira le somme?

"Penso di aver avuto un privilegio, quello di aver viaggiato per il mondo e di essere stato dietro a una scrivania per supportare il talento sportivo, risolvendone i problemi e vivendone i successi. I miei due mandati da presidente della regione mi hanno messo di fronte a una realtà completamente diversa da quella vissuta prima, anche come segretario generale FISE. In parole povere, per 8 anni sono stato a contatto con la linfa vitale degli sport equestri, con la base, con le persone. Ho conosciuto tecnici e, in generale, addetti ai lavori di grande sportività. Sono entrato in contatto con una realtà che troppo spesso non emerge e che, però, rappresenta il motore della Federazione. Queste persone mi hanno dato indirettamente l'impulso a dedicarmi con grande impegno e passione a questo mondo. In fondo, io lo dovevo al mondo sportivo, perché ero in debito per aver trascorso molti anni nel miglior ambiente lavorativo che esista".

Che cosa le ha dato questo mondo?
"Il privilegio di affiancare atleti che sono stati orgoglio nazionale. La gioia di condividere un sogno sportivo e di raccoglierne i frutti".

Che cosa le ha tolto?
"Diciamo che siamo in pari adesso, soprattutto dopo essere stato oggetto di vere e proprie battaglie ingiuste, subìte anche dalla mia famiglia. Tanto mi è stato dato, quanto mi è stato tolto, ma quello che conta è che io abbia profuso impegno a favore dello sport, lieto di aver dato opportunità di crescita ai giovani, oggi figure professionali riconosciute".

E' per questo che, coerentemente, non si è ricandidato?
"Dopo 8 anni, è giunto il momento di lasciare il testimone per favorire un ricambio. E' un piccolo segno di rispetto verso lo sport che merita nuovi volti, accanto a persone rodate, per attuare una sinergia completa che guardi al futuro".

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