Riportiamo di seguito l'intervista di Daniela Cursi ad Adriano Gigli, pubblicata sul sito Fise Nazionale.
Gente & cavalli
“Se potessero parlare, i cavalli, ci chiederebbero solo di trattarli con rispetto e di volergli bene”. Con queste parole, Adriano Gigli, classe 1959, commenta malinconicamente il divario da sempre presente, tra uomo predatore e cavallo preda. E’ su questo divario che Gigli, nel corso di una lunga vita trascorsa in sella, ha creato da sempre un principio su cui basa il suo lavoro: il rispetto verso questo nobile animale.
Adriano Gigli ha debuttato in gare si salto ostacoli all’età di 12 anni, è stato sotto la direzione tecnica di Giulia Serventi e di Raimondo D’Inzeo, ha ricoperto il ruolo di istruttore federale presso il Pony Club di Roma (Acqua Acetosa) per 25 anni e attualmente fa base, con i suoi allievi e i suoi cavalli, all’Asper (il cui presidente è Freddy Arduini). Monta fino a 8 cavalli al giorno, cominciando rigorosamente in prima mattinata.
Un cavallo che ti è rimasto nel cuore?
“Difficile a dirsi perché li porto tutti nel mio cuore, ma se devo sceglierne uno, allora è Tamtam, un cavallo rumeno con il quale ho trovato subito feeling. E’ stato come il colpo di fulmine che ti indica la donna della tua vita”, commenta sorridendo Gigli.
Il ricordo equestre più bello?
“Un periodo in cui ho seguito un ragazzo sordo-muto. Quell’esperienza mi ha trasmesso forti emozioni”.
Che cosa non deve mai mancare nel lavoro quotidiano con i cavalli?
“La serenità”.
Che caratteristiche ha il tuo allievo ideale?
“Deve avere voglia di imparare, senza perderla mai, perché non si smette mai di imparare”.
Che cosa è importante, per te, nella gestione di scuderia?
“Bisogna essere metodici e ordinati”.
Un cavaliere italiano che ammiri…
“Sono antico – commenta sorridendo Gigli –la mia mente va a Raimondo D’Inzeo”.
Un cavaliere straniero?
“Michel Robert”.
I cavalli non possono parlare, ma si possono capire?
“Sappiamo già in partenza quali sono i loro desideri. Il prato, l’affetto, la libertà. Il nostro impegno deve essere quello di rendere dignitosa e, perché no, anche felice, la loro vita accanto a noi. I cavalli devono avere voglia, tutte le mattine, di portarci nel campo. Se questo non avviene, c’è da correggere qualcosa. Mio padre – racconta il cavaliere riferendosi a Pio Gigli, allevatore e addestratore di cavalli – mi ha trasmesso l’amore e la passione prima di tutto per il mondo equino e poi per questo sport. A dire il vero – aggiunge – potrebbe ancora insegnarmi molte cose”.
Un insegnamento, Pio Gigli, lo ha dato a tutti, durante la Coppa dei Giovani del 79° CSIO di Piazza di Siena, commuovendosi di fronte alla vittoria del Lazio (Adriano Gigli era capo equipe della squadra, composta da Francesca Schiboni, Carola Pavan, Francesca Tagliamonte e Alessandro Arcioni). Perché un vero uomo di cavalli, che ama questo sport, anche se di cose ne ha viste nella sua vita, non perde mai il cuore. Ha ragione, Adriano Gigli: suo padre può ancora trasmettere tante cose.