Domenica 18 Giugno 2017, in occasione della finale Coppa Lazio Dressage e Paradressage, è stato consegnato il Premio "Generale Lodovico Nava", trattasi di un premio d'onore speciale istituito in ricordo del Generale Lodovico Nava che è stato assegnato al miglior risultato tecnico ottenuto in ogni CDN di programmazione Coppa Lazio Dressage, così da poter trasmettere alle giovani leve il ricordo di uno dei più grandi tecnici che caratterizza la storia equestre italiana.
I binomi ad aver ricevuto il prestigioso riconoscimento sono stati:
25-26 febbraio - CDNB presso Casali San Nicola – Francesca Salvadè – Paradressage gr. 3 – percentuale 70,956
25-26 marzo - CDN B presso Aurelia Riding Club a parimerito – Ileana de Diviitis – livello ID - percentuale 69,211 e Ludovica Porcheddu – livello ID - percentuale 69,211
8-9 aprile - CDN B presso Equiconfor – Giulia Deodato – livello E - percentuale 69,079
6-7 maggio – CDN B presso Colledoro – Germana Macciardi su Dinsdag – livello M - percentuale 67,500
20-21 maggio – CDN B prsso Casali San Nicola – Andrea Giovannini su Charina – percentuale 68,871
17-18 giugno – CDN Finale presso Equiconfor – Ambra Frncesca Ravenda su Romeo K2 – livello D – percentuale 63,897
Il Premio è stato consegnato dalla moglie del Generale, la Sign.ra Maura Nava, che ha offerto la possibilità al C.r. Fise Lazio di scoprire più da vicino la figura del Generale: "Lodovico si rammaricava che suo figlio è sempre stato più un marinaio che un cavaliere, perché Alessio è andato prima al Collegio Navale Morosini di Venezia a cui è seguito un anno e mezzo di servizio sulla nave Amerigo Vespucci. Da piccolo lo spinse a montare ma fu lui stesso che mise un freno dopo la prima volta che finimmo in ospedale. Come un papà comune si rese conto di avere solo un figlio e di volerlo tenere al sicuro. Io ho sempre appoggiato Lodovico nella sua passione, gli facevo da segretaria quando ne aveva bisogno, lo seguivo in giro per l'Italia e all'estero, correggevo le bozze dei suoi libri.. Eravamo una coppia innamorata ed eravamo felici insieme. Credo che se oggi Lodovico potesse parlare direbbe ai ragazzi che devono amare il cavallo in tutto il suo essere, controllare sempre che sia tutto a posto, di certo non perderebbe occasione per ricordare agli istruttori che sono loro che insegnano e trasmettono i valori dell'equitazione ed in quanto maestri dei più giovani devono dare il buon esempio."
Domenica 18 Giugno verrà consegnato, per la prima volta nella tradizione del Comitato Fise Lazio, il premio "Generale Lodovico Nava", in ricordo di uno dei cavalieri più importanti della storia dell'equitazione italiana. Per meglio tramandare alle giovani leve il significato di questo premio abbiamo pensato fosse doveroso far raccontare la sua personalità da un amico, un confidente e collega: il Generale Claudio Bodio.
Generale, potrebbe descriverci che persona era il Generale Lodovico Nava? Lodovico Nava era una persona "di cavalli", aveva una mentalità aperta. Pochi giorni prima della sua morte stavamo passando un piacevolissimo pranzo in Umbria e, davanti a un piatto di fegatelli di maiale, mi ha trasmesso un messaggio molto importante: "bisogna adeguarsi, i tempi cambiano, il modo di fare equitazione si trasforma, si modifica, ma non è detto che sia per forza un male, è necessario sapere confrontare più strade e stare a passo con i tempi". Ora voi capite che queste parole, dette da un militare, sono simbolo di apertura, di intelligenza e di una personalità forte. Quando ebbe il piacere di conoscerlo? Nell'estate del 1969 presso la scuola Militare di Passo Corese "Cepim", io ero un allievo della scuola della Nunziatella e lui si era già affermato come grande tecnico dell'equitazione. Mi colpì subito la sua preparazione, da quell'anno divenne un punto di riferimento per me, ed ho avuto il piacere di rincontrarlo in varie fasi della mia vita. Durante i corsi di aggiornamento ci mostrava i suoi studi, era solito mettere a paragone i filmati dei vari cavalieri. Studiava, si aggiornava e ci insegnava a catturare con gli occhi i più piccoli dettagli, ci ha insegnato che per diventare uomini di cavalli non dovevamo farci sfuggire niente. In cosa le piace ricordarlo? In molti modi. Ci siamo sfidati sui campi di gara, siamo stati colleghi quando giudicavamo i puledri dell'Unire, forse questo è uno degli ambiti in cui mi colpiva di più: sapeva riconoscere un puledro di qualità solo dopo averne osservati pochi movimenti. Ricordo di come non fosse mai troppo severo, ma allo stesso tempo affrontava tutto con compostezza, mai una parola di troppo. Le sue continue manifestazioni di compiacimento per l'uno o l'altro cavallo, le gare di dressage a Grosseto, era sempre presente e disponibile, se qualcuno gli chiedeva un consiglio faceva sua la causa. Nell'età avanzata ho avuto l'opportunità di conoscerlo anche come amico, sono stato orgoglioso di aver dato la possibilità a molti ragazzi di incontrarlo, li ha portati ai Pratoni del Vivaro, lui era uno dei padri fondatori di quel posto. Ha vissuto gli anni d'oro dei Castelli romani ed era uno dei luoghi che lo affascinava di più. Che messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani che tra poche settimane riceveranno il premio "Generale Lodovico Nava"? Specificherei che il Dressage di oggi è diverso rispetto al passato, fino alle categorie E è più consono definirle prove di addestramento, ma chi pratica questa disciplina ha una marcia in più. Anche il Gen. Lodovico Nava era d'accordo, il Dressage è un principio fondamentale e cardine dell'equitazione. Solo avendo il cavallo completamente agli ordini si possono andare ad affrontare dei salti. Tutti i grandi campioni come Nava e i fratelli D'Inzeo lavoravano in piano alla perfezione, solo quando riuscivano a guidare il cavallo gli chiedevano il passo in più. Credo che coloro che amano il Dressage debbano imparare i principi fondamentali e soprattutto non si devono mai sentire arrivati, ma continuare a lavorare giorno dopo giorno.
Lo scorso fine settimana si è svolto,sulle verdi colline del Centro Equestre Ranieri di Campello, il Saggio delle Scuole. È stato inevitabile sentir riecheggiare dalle scuderie ai campi gara il nome del Generale Lodovico Nava. Un uomo che vive non solo nei ricordi dei più grandi, coloro i quali hanno condiviso con lui la propria passione e pezzi di vita, ma anche nella mente dei più giovani, che tutt’oggi ne riconoscono l’importanza e l’attualità degli insegnamenti, un patrimonio di conoscenze che non può rimanere chiuso nei recessi della memoria.
Per ricordare il Generale, nella giornata di sabato, si è svolto all’interno del maneggio coperto “Conte Ranieri di Campello”una messa commemorativa, che ha visto oltre alla presenza di amici, colleghi che hanno condiviso con il generale una parte della loro carriera, anche la sua famiglia: la moglie, signora Maura, il figlio Alessio e le tre nipoti.
L’intervento del figlio ha permesso ai presenti di ricordare quanto i Pratoni del Vivaro fossero importanti per il padre e per la famiglia Nava che ad oggi ritrovano in quelle “verdi colline” e dietro ogni ostacolo il loro cuore e la loro stessa casa.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare la famiglia al completo e l’entusiasmo della signora Maura alla domanda su cosa ne pensasse della riapertura dei Pratoni del Vivaro non poteva che disegnare un sorriso sul volto dei presenti.
L’equitazione di oggi è frutto dell’equitazione del passato, di quei cavalieri che hanno scritto pagine della nostra storia e di chi ha lasciato un segno e, oggi, non può e non deve essere dimenticato. Una di queste personalità che si è distinta per autorevolezza è senz’altro il Generale Lodovico Nava che non solo ha lasciato quel segno nelle pagine della storia equestre italiana attraverso i suoi numerosi scritti, ma ha contribuito alla formazione dei migliori istruttori. Ricordiamo tra i suoi libri: “Equitazione oggi” (1970), “Il tuo cavallo” (1988), “Il cavallo nel rettangolo” (1999). Nato a Modena il 19 Aprile del 1929. Il Generale Nava è stato un cavaliere che ha potute vivere la grande emozione di essere parte della squadra azzurra e partecipare ai giochi Olimpici del ’60 a Roma in sella ad Arcidosso, nella disciplina del completo, mentre l’anno precedente, il 1959, ha preso parte ai campionati Europei in sella ad Harroghet. La didattica è stata però il punto focale della sua carriera equestre, ha infatti dedicato anni e anni alla formazione dei giovani e degli istruttori. Fu tra i primi a tenere un corso annuale dedicato alla formazione degli istruttori ai Pratoni del Vivaro e Dino Costantini lo ricorda come:"un maestro dell’equitazione, il punto di riferimento all’interno del settore formazione della Fise. Un uomo che ha saputo infondere il vero senso sportivo, in grado di arrivare ad una conclusione logica dei problemi sulla base di un ragionamento, e al quale chiedere consigli sui metodi e scambiare idee, sensazioni e impressioni sui cavalli e sul lavoro da svolgere per poterli migliorare". L’ex presidente Fise e vicepresidente dell’Accademia Caprilli, Mauro Checcoli, lo ricorda nella preparazione olimpica del ‘64 e nonostante la differenza generazionale lo riconosce come: "parte integrante del mondo dell’equitazione moderna", apprezzandone insieme alla Presidente dell’accademia Federigo Caprilli, Giulia Serventi, una sintonia culturale e intellettuale.