Prende l'avvio, grazie alla disponibilità della famiglia Angioni, la nuova iniziativa editoriale del CR FISE Lazio, finalizzata alla diffusione degli scritti di tecnica equestre del col. Paolo Angioni, elaborati tra il 1990 e il 2010, frutto della sua attività sportiva e di docente. La pubblicazione sarà settimanale. iniziamo con il testo dal titolo: Posizione al galoppo, preceduto da alcune note biografiche dell'autore.   
Paolo Angioni nasce a Cagliari, 22 gennaio 1938. Inizia a montare all'età di dieci anni presso la Società Ippica Torinese, dove riceve l'impronta fondamentale dal col. Achille Di Stasio, prima, e dai colonnelli. Gastone Pianella e Vincenzo Arnone, entrambi provenienti dai Corsi di equitazione di Pinerolo e di Tor di Quinto. 
Dal 1958 al 1961 lavora con il generale Francesco Amalfi, allievo di Federico Caprilli, poi capo centro ippico militare a Pinerolo e a Tor di Quinto, preparatore delle squadre di salto ostacoli e di concorso completo alle olimpiadi di Los Angeles nel 1932 e di Berlino nel 1936, ricevendone una lezione equestre e intellettuale fondamentale e indimenticabile.
L'impronta più notevole nel modo di montare nei concorsi di salto ostacoli la deve all'allora cap. Piero dInzeo, con cui lavora dal 1962 al 1964. 
Contestualmente, dal 1963 lavora con il marchese Fabio Mangilli, preparatore per conto della F.I.S.E. della squadra di concorso che andrà allolimpiade di Tokyo (1964) e a quella di Città del Messico (1968). Il marchese è colui che, nella pratica, gli ha fatto toccare con mano l'importanza di lasciare la testa del cavallo, quindi l'incollatura, il cosiddetto bilanciere, libertà fondamentale.
Altre esperienze di rilievo sono quelle a contatto  con Henri Chammartin (vincitore della medaglia d'oro individuale nel Dressage all'Olimpiade di Tokyo) e con Pierre Durand allora écuyer en chef - comandante, del Cadre Noir di Saumur. Con questo maestro e successivamente con il maestro Nuno Oliveira, l'equitazione in sella viene accompagnata da un'importante crescita culturale grazie alla lettura dei testi antichi messigli a disposizione dai due grandi maestri. 
Il col. Paolo Angioni possiede una biblioteca personale di oltre 1000 testi tra cui tutti i primi trattati dei maestri italiani del Rinascimento (Grisone, Fiaschi, Corte, Caracciolo, Siliceo, ecc.). Ha inoltre tradotto il grande capolavoro del generale L’Hotte, Questioni equestri;  Equitazione ragionata di Jean Licart; Capire l’equitazione di Jean Saint-Fort Paillard;  Equitazione accademica del Generale Decarpentry. 
 
Principali gare e vittorie:
-    Campione italiano Junior di salto nel 1955 e di concorso completo nel 1955 e 1956.
-    Numerose vittorie nei concorsi di salto e di concorsi completi nazionali e internazionali dal 1963 al 1976.
-    Medaglia d’oro a squadre, specialità concorso completo, olimpiadi di Tokyo, 1964.
-    Olimpiadi di Città del Messico, specialità concorso completo, 1968.
 
1) POSIZIONE AL GALOPPO
 
Nella foto Pagoro, Piazza di Siena 1964. Pagoro, nato nel 1944 a Persano. Ha partecipato nel 1952 all'olimpiade di Helsinki nel concorso completo, 6°, con Piero d'Inzeo; al campionato del mondo nel 1954 a  Madrid con Salvatore Oppes, campione dei cavalli con tre percorsi netti e due con 4 penalità; all'olimpiade di Stoccolma nel 1956 con Salvatore Oppes, bronzo di squadra nel salto ostacoli. Piazza di Siena 1964 è stata la sua ultima vittoria. Cavallo unico, straordinario, nessuno come lui, una grinta incredibile. Da onorare. E' sepolto a Montemaggiore.
 
Assetto per galoppare. E' più logico scrivere posizione. Le due parole spesso si confondono. Nel quarto voto d'insieme del giudice del rettangolo è scritto «posizione, assetto». L'assetto è uno solo per tutte le posizioni. Si può definire la qualità della posizione. Le posizioni sono molte e dipendono dalla lunghezza degli staffili e dall'inclinazione del busto. Senza staffe - massima lunghezza - il busto non può che stare verticale. Con la staffatura da corsa non si può galoppare seduti. Il busto si piega in avanti fino a diventare parallelo al collo del cavallo.
Si può galoppare in sospensione elastica sulle staffe (o “sull’inforcatura”, come si dice anche, scorrettamente) o seduti.
Nel primo caso si è in equilibrio sulle staffe, che sono la base, nel secondo caso sulle natiche, che sono a loro volta la base.
Nel secondo caso la staffa porta il solo peso della gamba. Il resto del peso, la maggior parte, è scaricato sulle natiche, quindi sulla sella, con un'unica articolazione funzionante (in modo molto ridotto) tra peso del busto e base, quella coxo-femorale.

Nel primo caso tre articolazioni (coxo-femorale, del ginocchio, della caviglia) ammortizzano i movimenti del  busto e rendono l’assetto “leggero”. Il peso del cavaliere rimane sempre lo stesso, ma è ammortizzato dal gioco di chiusura e di apertura delle tre articolazioni. Se ben fatto, in accordo con l’andatura del galoppo, questo gioco rappresenta un sollievo per il cavallo e anche per il cavaliere, il quale, a sua volta, ammortizza  le reazioni provocate dall’andatura e sopporta meglio un galoppo prolungato. In campagna, in un cross del concorso completo, in una corsa piana o a ostacoli, un buon cavaliere sceglie la prima posizione. La staffatura si accorcia. Il busto va inclinato in avanti in rapporto alla velocità. E’ bene osservare i movimenti del busto di un buon fantino (Dettori, per esempio) in dirittura di arrivo.

Non è vero quello che si sente dire da cavalieri e istruttori non competenti, che l’assetto leggero porta un eccessivo peso sulle spalle. Un cavallo che allunga l’andatura del galoppo porta necessariamente più peso verso l’avantreno e il cavaliere si comporta di conseguenza. L’importante è che il cavaliere sia in accordo con il cavallo. Il cavallo impegna maggiormente il posteriore e trova il suo equilibrio.

Quando si lavora in piano, siccome è di primaria importanza l’uso degli aiuti (gambe, mani, peso del corpo), si galoppa seduti. E’ anche un fatto estetico. Nel galoppo seduto le gambe possono agire liberamente, mentre nel galoppo sollevato la gamba, avendo una maggiore funzione di sostegno, è limitata nelle possibilità di movimento. Ma non è detto che in lavoro si debba sempre galoppare seduti. Con un cavallo sportivo (salto, concorso completo), per esempio, per controllare la rispondenza del cavallo negli allungamenti e nei rallentamenti, si passa dal galoppo seduto a quello sollevato aumentando la velocità dell'andatura, ci si siede per rallentare e fermare.

Andando a saltare e in percorso come si monta? La nostra monta (quella tradizionale italiana di derivazione caprilliana) è sollevata. Si può fare tutto un percorso, anche grosso, rimanendo in equilibrio sulle staffe, sedendosi, più o meno o niente, nelle girate e questo fatto dipende anche dal cavallo che si monta. Con un cavallino leggero, di non molti mezzi (com’era per esempio Pagoro, m 1.56 al garrese, cavallo che lei non credo possa aver visto), si monta in equilibrio sulle staffe, facendo attenzione a non infastidire la schiena con le natiche. Con un cavallo grande e potente si può stare seduti, ma è anche possibile montare
“leggero”.

Non è vero che, sedendoci, il cavallo aumenta “di conseguenza” la velocità “perché si sente caricato sulla schiena”. Anzi, il raddrizzamento del busto, tipico del galoppo seduto, è in genere, in un cavallo lavorato per bene, un invito al rallentamento.

I grandi cavalieri italiani di un tempo (quelli di prima dell’ultima guerra e dopo: i d’Inzeo, Salvatore Oppes, Mancinelli, d’Oriola e i Francesi, anche i Tedeschi, Winckler, Thiedemann, Ligges, gli Statunitensi, ecc.) galoppavano in equilibrio sulle staffe. I percorsi non erano più facili e gli ostacoli più bassi, come erroneamente si crede e si sente dire o si legge. I percorsi delle occasioni importanti (coppe delle nazioni, gran premi, olimpiadi, campionati del mondo) erano grossi e difficili come oggi. I larghi erano veri larghi, non come quelli dei percorsi di Piazza di Siena di quest’anno. Ho visto di persona Piero d’Inzeo vincere su grossi percorsi al chiuso montando sulle staffe. Raimondo d’Inzeo ha vinto la medaglia d’oro all'Olimpiade di Roma su Posillipo, cavallo di media statura e leggero, montando “leggero”. Il cavallo non avrebbe tollerato una monta diversa.

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