Il prof. Antonio De Lucia: Dagli sport d'acqua all'equitazione passando per i concetti generali.
A cura di Giulia Iannone
Si è svolta dal 16 al 18 gennaio 2017, l'Unità Didattica 27 "Psicologia dello Sport" presso le strutture del IV Reggimento Carabinieri a Cavallo –Tor di Quinto. A tenere il corso, valido come aggiornamento e reintegro per tutti i quadri tecnici , è stato il Prof. Antonio De Lucia.
"Sull'allenatore conto molto.
Io stesso sono al contempo allenatore, atleta, agonista ed in più faccio lo psicologo! Un buon istruttore per 20-30 anni potrà fare solo buone cose, dei cattivi istruttori, invece, per 20 -30 anni potranno produrre solo danni! Oggi in una ottica più moderna l'allenatore, il tecnico o istruttore che dir si voglia, deve avere anche una preparazione che vada un po' oltre. Anche perché gli atleti in generale negli sport sono molto cambiati , rispetto ad una volta. Oggi lo sportivo vuole sapere che fa perché si allena, quali sono gli obiettivi, quali i mezzi, su cosa si può puntare." Questo l'incipit di commento che ci ha voluto dare Antonio De Lucia, alla chiusura del corso nella nostra regione, presentandosi anche sapientemente con poche battute "provengo dalla canoa, e dagli sport d'acqua. Sono Presidente della società italiana di psicologia dello sport e presidente, fra pochi giorni, della federazione "Dragon Boat" che è una canoa a 20 posti." Sono stati davvero molti e svariati i temi trattati, dalla preparazione alla gara, lo stress, l'ansia. " l'aspetto molto positivo da segnalare è stata la partecipazione attiva degli oltre 50 iscritti al corso. Loro stessi hanno formulato domande, introdotto questioni ed argomenti quali il recupero dopo gli infortuni, la sindrome del campione, la paura di perdere il proprio livello tecnico acquisito. Sono stati tre giorni intensi e pesanti però davvero vivaci, partecipati. Ho dovuto adattare la parte generale della psicologia dello sport ad una disciplina che conosco meno. E' stato bello per me vedere gli iscritti motivati. Dico sempre che una festa riesce se chi interviene è di un certo tipo, altrimenti non accade nulla".
Chiarissimo, paziente, dotato di grande conoscenza e sicurezza della materia e di ottime strategie comunicative, il Prof. De Lucia è riuscito a soddisfare moltissime richieste. Sul tema della fragilità dello sportivo ha detto " Gli atleti sono più fragili ma non dipende dallo sport, è un concetto che va inquadrato in maniera più generale. I nostri giovani sono meno disposti al sacrifico ed alla dedizione. Una volta si faceva sport e basta. Oggi c'è tutto un corollario. Nella disciplina equestre questo è presente. Noi psicologi dello sport cerchiamo di sostenere e scandagliare questa fragilità. Ma per me, prima dell'atleta viene la formazione del tecnico! Se un tecnico ha anche conoscenze di psicologia , che poi regola ed armonizza il suo rapporto con la squadra e con l'atleta, significa avere un legame forte e solido, sì da portare l'atleta ad ottimi livelli. Altrimenti a volte capita di avere dei tecnici molto preparati ma che non sanno trasferire queste loro competenze in modo efficace agli atleti. Questo è un fatto noto e risaputo. La psicologia come la medicina, la preparazione atletica ed altro contribuisce in una ottica di staff. Oggi l'allenatore di alto livello deve avere attorno a sé, a mio avviso, una serie di figure e specialisti che lo possano aiutare. Questo per gli alti livelli. Ma anche a livello della base, pur non avendo le risorse, si potrebbe inserire un tirocinante –psicologo nei circoli del nostro territorio. Si potrebbe cominciare a vedere come funziona e cosa succede: perché la preparazione fisica va di pari passo con quella psicologica, tattica, strategica". Anche nel settore degli sport equestri conta molto la tenuta nervosa, la concentrazione, la gestione dell'ansia, della paura e non va persa o sottovalutata anche la preparazione atletica del cavaliere " prepararsi fisicamente significa poi affinare non solo la parte fisica ma anche la parte mentale , emozionale fisiologica. Il discorso è profondo, ma l'atleta non è solo il cavallo!"
Provenendo dalla canoa, uno sport praticato con un mezzo inanimato, è stato interessante chiedere a De Lucia il parallelo con uno sport praticato con un "mezzo" animato che partecipa ma al contempo che non livella ma che determina differenza tra i praticati " Ne abbiamo parlato molto e discusso a lungo su questa tematica! Avere un buon cavallo fa la differenza però come in altri sport, non basta avere una buona barca di quelle che hanno alte prestazioni se poi sopra non c'è l'atleta che spinge il mezzo. Un buon cavallo può dare il massimo se c'è un buon cavaliere. Mi è stato fatto notare che il cavallo è l'atleta protagonista principale! Il cavallo, rispetto al mezzo inanimato, partecipa ed è sensibile , sente chi c'è a condurlo e condividere il momento dell'agone. Nella canoa il mezzo rimane tale! Il dialogo con il compagno a quattro gambe è percettivo tonico. I cavalli scoprono subito le doti interiori del proprio cavaliere : se è sicuro, determinato, se si sa muovere. Il contatto con l'animale è il risvolto psicologico fondamentale della vostra disciplina". Tra i 50 iscritti al corso era presente in veste di "allievo" , coordinatore del settore della formazione nel Lazio che molto ha apprezzato e gradito le tre giornate di studio del corso " Credo che oggi, quando andiamo a formare degli istruttori,sia assolutamente necessario fornire una buona preparazione sull'aspetto psicologico ed una altrettanta attenzione sulle tematiche che riguardano il benessere del cavallo. La tecnica si può dare assolutamente per scontata pur potendone discutere ed argomentare ancora per secoli, ma oggi, l'identikit dell'istruttore moderno che bisogna delineare, deve prestare molta attenzione all'allievo ed all'animale in maniera pregnante e significativa".